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Descrizione
La chiesa di Nostra Signora della Neve è una chiesa cattolica che sorge nel centro cittadino della Spezia lungo il Viale Garibaldi.
In un'abitazione fuori dalle mura di cinta, a poca distanza da Porta Biassa, vi era una casa al cui interno era custodita un dipinto su legno, rappresentante la Beatissima Vergine. Un giorno il torrente Lagora straripò a causa delle copiose piogge invadendo d'acqua anche la casa che custodiva la preziosa effigie. In mezzo a tanta distruzione solo una cosa si salvò: proprio la sacra immagine della N.S. della Neve.
La popolazione gridò al miracolo e decise di costruire un'ampia cappella sulla cui facciata era impresso: "Questo Santuario è sorto per devozione del popolo della Spezia (settembre 1595)".
La nuova casa del dipinto rimase tale fino al 4 agosto 1864, in quanto la cappella venne abbandonata e demolita per far spazio al costruendo Arsenale Militare.
In un primo momento, la sacra immagine era stata trasportata nel Duomo spezzino, vale a dire nella chiesa di Santa Maria Assunta, dove rimase fino al 1881; in quell'anno venne dedicato un Oratorio annesso al Convento dei Padri Salesiani dove fu traslata il 26 luglio, con grande solennità.
Ma la congregazione salesiana si era proposta già da quel momento di erigere un tempio più grande e solenne, la cui prima pietra venne posta nel 1897 sembra dallo stesso Giovanni Bosco; mentre altre versioni tramandano che il Santo avesse scelto soltanto l'area in cui sarebbero sorti la chiesa e il collegio salesiano.
Progettista del tempio fu l'architetto Giuseppe Ferrari d'Orsara.
In omaggio a tale presupposto, l'architetto costruì la chiesa seguendo i criteri di un complesso eclettismo, vagando - come sottolinea con un'arguzia tutta spezzina Ubaldo Mazzini - tra l'architettura delle prime basiliche cristiane a quelle del XII secolo; scegliendo le decorazioni dai più insigni monumenti di Costantinopoli e da San Vitale in Ravenna.
Non mancano, sempre secondo Mazzini, riferimenti alla Basilica di Santa Prassede in Roma risalente al IX secolo, mentre la disposizione delle colonne di Santa Maria in Cosmedin (in Roma), dell'VIII secolo d.C..
Ubaldo Mazzini rileva inoltre che felicissimo fu l'architetto nella scelta dei materiali che prese quasi tutti dalle cave dei nostri monti magnifici per il colorito e naturale composizione: il calcare giallognolo del Romito e il bruno-turchino di Biassa che armonizzano insieme ottimamente, disposti come sono a strati nel fianco della facciata.
La costruzione durò tre anni e la chiesa venne consacrata il 27 aprile 1901.
Al culmine dell'imponente scalinata di accesso la facciata della chiesa, decorata a fasce bianche e grigie, si presenta nella sua forma a salienti con tre portali, dei quali quello centrale ha un protiro riccamente decorato ed è arricchita da mosaici e vari rilevi ornamentali. Una coppia di falsi campanili laterali ne completano l'assieme mentre il campanile vero e proprio si eleva al fondo della fiancata destra, sulla via Napoli.
Il suggestivo interno è a tre navate con soffitto a cassettoni, divise da pilastri in muratura, intervallati ad ogni campata da coppie di colonne di marmo rosso di Verona con capitelli e pulvini di ispirazione bizantina.
Le pareti della navata centrale nella zona superiore, rivestite di pitture bizantineggianti, comunicano con le navate laterali mediante aperture ad archi sostenuti da eleganti colonnette a capitello e pulvino di bella fattura.
Il pulpito (opera di Angiolo Del Santo), in pietra chiara, a lucido, con scritture ed emblemi, è sorretto da colonne di marmo rosso di Verona.
La statua di San Giovanni Bosco e il pulpito (come già accennato), sono opera di Angiolo Del Santo (1882 - 1938). L'immagine del Sacro Cuore è invece del pittore calicese David Beghè (1854 - 1933), mentre la Maria Ausiliatrice e il San Giuseppe sono opera di Felice Del Santo (1864 - 1934).
Era un'antica immagine, realizzata da un maestro primitivo e sconosciuto, che impreziosiva l'abitazione di un contadino, situata ove attualmente si trova l'Arsenale Militare. Dopo l'alluvione le venne dedicata una cappelletta che essendo stata demolita, è rimasta nella memoria grazie a due quadri del pittore spezzino Agostino Fossati.
Il dipinto rimase comunque indenne, ma nel 1968 si ricorse alla Sovrintendenza di Belle Arti di Genova per un doveroso restauro che restituì alla collettività, ma soprattutto ai devoti, la bellezza e lo splendore originario dell'immagine sacra. Nell'occasione il restauratore prof. Martino Oberto trovò che il dipinto si presentava come una grossolana pittura di stile ottocentesco poggiante su una superficie molto irregolare e con larghe e profonde "craquelures" , e in più parti grandi scutelle di colore si sollevano, ma notò che il resto del dipinto rivelava un supporto ligneo in buone condizioni di data supponibile di gran lunga anteriore alla superficie dipinta.
Fu deciso allora di sottoporre il dipinto ad un esame radiografico: e così la città scoprì di possedere un'autentica testimonianza della propria storia che risale al 1400, secolo in cui l'artista Giacomo Spinola Jacobus Spinolotus (autore di un'immagine conservata nell'antichissima chiesa di San Venerio) lavorava alla Spezia ed otteneva da questa comunità, secondo il costume del tempo, l'esenzione da tutti i tributi.
Un particolare interessante riguarda la chiesa: in mezzo alla distruzione pressoché generale di Viale Garibaldi e delle vie adiacenti, avvenuta durante il bombardamento pomeridiano del 5 giugno 1943 il sacro edificio rimase indenne.
E nulla vieta di pensare che si sia ripetuto con altre modalità, il prodigio che consentì alla sacra Immagine della Vergine di salvarsi dalle acque in piena del Lagora, nel lontano XVI secolo.
L'immagine della Madonna di N.S. della Neve venne incoronata solennemente per autorità e nel nome del Papa Pio XII il 9 novembre 1952.
Una lapide posta nell'atrio del tempio ne ricorda il legame con la romana Basilica di Santa Maria Maggiore.
In un'abitazione fuori dalle mura di cinta, a poca distanza da Porta Biassa, vi era una casa al cui interno era custodita un dipinto su legno, rappresentante la Beatissima Vergine. Un giorno il torrente Lagora straripò a causa delle copiose piogge invadendo d'acqua anche la casa che custodiva la preziosa effigie. In mezzo a tanta distruzione solo una cosa si salvò: proprio la sacra immagine della N.S. della Neve.
La popolazione gridò al miracolo e decise di costruire un'ampia cappella sulla cui facciata era impresso: "Questo Santuario è sorto per devozione del popolo della Spezia (settembre 1595)".
La nuova casa del dipinto rimase tale fino al 4 agosto 1864, in quanto la cappella venne abbandonata e demolita per far spazio al costruendo Arsenale Militare.
In un primo momento, la sacra immagine era stata trasportata nel Duomo spezzino, vale a dire nella chiesa di Santa Maria Assunta, dove rimase fino al 1881; in quell'anno venne dedicato un Oratorio annesso al Convento dei Padri Salesiani dove fu traslata il 26 luglio, con grande solennità.
Ma la congregazione salesiana si era proposta già da quel momento di erigere un tempio più grande e solenne, la cui prima pietra venne posta nel 1897 sembra dallo stesso Giovanni Bosco; mentre altre versioni tramandano che il Santo avesse scelto soltanto l'area in cui sarebbero sorti la chiesa e il collegio salesiano.
Progettista del tempio fu l'architetto Giuseppe Ferrari d'Orsara.
In omaggio a tale presupposto, l'architetto costruì la chiesa seguendo i criteri di un complesso eclettismo, vagando - come sottolinea con un'arguzia tutta spezzina Ubaldo Mazzini - tra l'architettura delle prime basiliche cristiane a quelle del XII secolo; scegliendo le decorazioni dai più insigni monumenti di Costantinopoli e da San Vitale in Ravenna.
Non mancano, sempre secondo Mazzini, riferimenti alla Basilica di Santa Prassede in Roma risalente al IX secolo, mentre la disposizione delle colonne di Santa Maria in Cosmedin (in Roma), dell'VIII secolo d.C..
Ubaldo Mazzini rileva inoltre che felicissimo fu l'architetto nella scelta dei materiali che prese quasi tutti dalle cave dei nostri monti magnifici per il colorito e naturale composizione: il calcare giallognolo del Romito e il bruno-turchino di Biassa che armonizzano insieme ottimamente, disposti come sono a strati nel fianco della facciata.
La costruzione durò tre anni e la chiesa venne consacrata il 27 aprile 1901.
Al culmine dell'imponente scalinata di accesso la facciata della chiesa, decorata a fasce bianche e grigie, si presenta nella sua forma a salienti con tre portali, dei quali quello centrale ha un protiro riccamente decorato ed è arricchita da mosaici e vari rilevi ornamentali. Una coppia di falsi campanili laterali ne completano l'assieme mentre il campanile vero e proprio si eleva al fondo della fiancata destra, sulla via Napoli.
Il suggestivo interno è a tre navate con soffitto a cassettoni, divise da pilastri in muratura, intervallati ad ogni campata da coppie di colonne di marmo rosso di Verona con capitelli e pulvini di ispirazione bizantina.
Le pareti della navata centrale nella zona superiore, rivestite di pitture bizantineggianti, comunicano con le navate laterali mediante aperture ad archi sostenuti da eleganti colonnette a capitello e pulvino di bella fattura.
Il pulpito (opera di Angiolo Del Santo), in pietra chiara, a lucido, con scritture ed emblemi, è sorretto da colonne di marmo rosso di Verona.
La statua di San Giovanni Bosco e il pulpito (come già accennato), sono opera di Angiolo Del Santo (1882 - 1938). L'immagine del Sacro Cuore è invece del pittore calicese David Beghè (1854 - 1933), mentre la Maria Ausiliatrice e il San Giuseppe sono opera di Felice Del Santo (1864 - 1934).
Era un'antica immagine, realizzata da un maestro primitivo e sconosciuto, che impreziosiva l'abitazione di un contadino, situata ove attualmente si trova l'Arsenale Militare. Dopo l'alluvione le venne dedicata una cappelletta che essendo stata demolita, è rimasta nella memoria grazie a due quadri del pittore spezzino Agostino Fossati.
Il dipinto rimase comunque indenne, ma nel 1968 si ricorse alla Sovrintendenza di Belle Arti di Genova per un doveroso restauro che restituì alla collettività, ma soprattutto ai devoti, la bellezza e lo splendore originario dell'immagine sacra. Nell'occasione il restauratore prof. Martino Oberto trovò che il dipinto si presentava come una grossolana pittura di stile ottocentesco poggiante su una superficie molto irregolare e con larghe e profonde "craquelures" , e in più parti grandi scutelle di colore si sollevano, ma notò che il resto del dipinto rivelava un supporto ligneo in buone condizioni di data supponibile di gran lunga anteriore alla superficie dipinta.
Fu deciso allora di sottoporre il dipinto ad un esame radiografico: e così la città scoprì di possedere un'autentica testimonianza della propria storia che risale al 1400, secolo in cui l'artista Giacomo Spinola Jacobus Spinolotus (autore di un'immagine conservata nell'antichissima chiesa di San Venerio) lavorava alla Spezia ed otteneva da questa comunità, secondo il costume del tempo, l'esenzione da tutti i tributi.
Un particolare interessante riguarda la chiesa: in mezzo alla distruzione pressoché generale di Viale Garibaldi e delle vie adiacenti, avvenuta durante il bombardamento pomeridiano del 5 giugno 1943 il sacro edificio rimase indenne.
E nulla vieta di pensare che si sia ripetuto con altre modalità, il prodigio che consentì alla sacra Immagine della Vergine di salvarsi dalle acque in piena del Lagora, nel lontano XVI secolo.
L'immagine della Madonna di N.S. della Neve venne incoronata solennemente per autorità e nel nome del Papa Pio XII il 9 novembre 1952.
Una lapide posta nell'atrio del tempio ne ricorda il legame con la romana Basilica di Santa Maria Maggiore.